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Benvenuti nel 2017, un anno già da dimenticare?

La crisi economica incombe sulle nostre vite da quasi dieci anni e sta facendo sentire …

Benvenuti nel 2017, un anno già da dimenticare?
Benvenuti nel 2017, un anno già da dimenticare?

La crisi economica incombe sulle nostre vite da quasi dieci anni e sta facendo sentire tutto il suo peso. Certo i giornali e i telegiornali non raccontano le incertezze, le preoccupazioni per il futuro, per il lavoro, per il costo della vita in continuo aumento e gli stipendi sempre più leggeri, spesso con una famiglia sulle spalle. Non ne parlano più, ma i problemi rimangono.

Dieci anni di crisi sono tanti, talmente tanti che i più giovani non si rendono più nemmeno conto di quelli che erano i sogni, le aspettative e i desideri di chi li ha preceduti di soli pochi anni. Tenete a mente questa previsione, il titolo di un articolo di cui riparleremo più avanti: “Benvenuti nel 2030. Non possiedo nulla, non ho privacy, e la vita non è mai stata migliore“. (Davvero? Ndr)

Il 2016 è stato l’anno delle elezioni americane, elezioni che purtroppo riguardano tutti noi, che ci piaccia o meno. Elezioni che hanno profondamente spaccato la popolazione degli stati uniti tra i fans di Hillary (che forse in carcere potrebbe alla fine finirci sul serio, vedi https://twitter.com/hrc4prison) e quelli di Donald. Un reality show a cui la popolazione mondiale ha assistito e partecipato con animosità come se fosse, appunto, uno show televisivo.

L’anno in cui negli stati uniti si stanno scannando per consentire o vietare a chi si sente donna dentro di usare il bagno delle donne, o creare dei bagni pubblici sessualmente neutri. Voi mandereste vostra figlia in un bagno al quale hanno libero accesso anche uomini adulti?

Sempre in tema di uomini e donne. Negli stati uniti si sta cercando di sancire come diritto anche quello di scegliere il pronome con cui si vuole essere chiamati perché non si può incasellare una persona in uno dei due sessi. I cosiddetti pronomi sessualmente neutri. Anche qui si stanno scannando alla grande.

Pensate che stiamo scherzando? Purtroppo no. Si tratta di progetti di cosiddetta ingeneria sociale. E questi di solito prima o poi arrivano anche dalle nostre parti. Aspettate, e vedrete come a breve inizieranno le campagne di persuasione più o meno strisciante. Avete presente il numero di National Geographic con la ragazzina transessuale in copertina? Ne vedremo e sentiremo ancora tante. Funzionerà? Forse no, staremo a vedere.

L’anno in cui i giornalisti (ormai in america sono ufficialmente chiamati ‘presstitutes’ fondendo press + prostitutes – rende l’idea) hanno completamente sbagliato le previsioni elettorali, dalla sconfitta della Clinton al referendum italiano, al Brexit…

L’anno in cui è partito l’attacco frontale ai mezzi di informazione alternativa, Cioè a tutti quelli che hanno un seguito di lettori sul web ma non fanno parte dei tradizionali gruppi editoriali, pertanto meno controllabili e spesso critici nei confronti del sistema. Negli stati uniti lo scontro è già feroce, aspettiamoci lo stesso qui, a breve.

L’anno in cui proprio anche per il motivo di cui sopra hanno iniziato a bombardarci con l’allarme delle ‘fake news’ altrimenti note come ‘bufale online’. Stesso copione di sempre. Prima si fa suonare un allarme, poi c’è subito la soluzione già cotta e pronta per essere servita bella calda. Più controllo sulle notizie che appaiono sul web e sui social, nuovi filtri sui motori di ricerca per togliere traffico ai siti indicati come siti di ‘fake news’, liste di proscrizione dei siti ‘inattendibili’ o – peggio – al soldo di qualche potenza straniera che vuole destabilizzare la nostra società. Di solito perché invidiosi della nostra democrazia. Il tutto chiaramente per la nostra sicurezza.

L’anno in cui ho scoperto che i ragazzi di oggi non sentono più l’esigenza di avere una loro privacy, una sfera privata e personale da tutelare e in cui nessuno, nemmeno le istituzioni possono né hanno il diritto di entrare. ‘Ma tanto io non ho nulla da nascondere…‘ mi ha detto uno. Ci sono rimasto di merda.

L’anno in cui ho scoperto che i ragazzi non hanno più il concetto di proprietà. Una casa mia? Ma io posso vivere in affitto! Una mia macchina? Posso prenderla in car sharing. Un programma per il computer? Lo pago quando mi serve e quando non ne ho bisogno sospendo i pagamenti… tanto ho sempre lo smarthpone. Bravo.

Un progetto in piena fase di realizzazione. Per farci un’idea di quello che potrebbe essere il nostro futuro, e soprattutto quello dei nostri figli basta leggere un articolo appena pubblicato, scritto da una donna ministro – o ex ministro – danese e pubblicato sul sito del World Economic Forum. Il titolo? Da brividi: Welcome to 2030. I own nothing, have no privacy, and life has never been better (Benvenuti nel 2030. Non possiedo nulla, non ho privacy, e la vita non è mai stata migliore). Leggetelo, e fate lavorare il cervello.

L’anno in cui si è iniziato a parlare di Internet of Things, e cioè di frigoriferi e lavatrici sono collegati a internet, webcam, case che possono essere aperte o riscaldate con un semplice comando da remoto, sistemi di rilevazione dei comandi vocali sempre accesi – per nostra comodità e magari in futuro anche per la nostra sicurezza – che però per farlo devono poter registrare tutto quello che sentono. Tanto non abbiamo nulla da nascondere giusto?

Proprio pochi giorni fa la polizia usa ha richiesto al produttore di uno di questi dispositivi (Echo di Amazon in questo caso) di avere le registrazioni effettuate dal dispositivo per cercare di risolvere un caso. Ma poi, di cosa ci preoccupiamo, quando ormai tutti abbiamo in tasca uno smartphone con le varie Siri, Cortana, Google assistant e compagnia bella che fanno esattamente la stessa cosa, e ci seguono ovunque?

L’anno in cui hanno iniziato a parlarci insistentemente di auto che si guidano da sole. Troppo insistentemente.

L’anno in cui una marea di cretini ha dimostrato quanto sia facile portarli dovunque a caccia di mostriciattoli virtuali. E non finirà mica qui.

L’anno in cui la televisione ha perso ancora terreno, ma poco importa perché ormai sono altri i canali attraverso i quali far arrivare le notizie. E questi sono bidirezionali e monitorabili, un sogno per chi sta più in alto.

L’anno in cui guerre che non abbiamo mai voluto né votato sono diventate sempre più guerre ‘croniche’, il concetto orwelliano di guerra perpetua, ai confini di casa, sta diventando purtroppo realtà. Ma se queste guerre nessuno di noi le ha volute – io no – a chi fanno comodo?

L’anno in cui gli inglesi hanno votato per uscire dall’Unione Europea – Brexit. Stiamo a vedere se alla fine usciranno sul serio oppure una qualche emergenza, un voto che va ripetuto, un giudice che annulla il risultato, qualche diavoleria la tireranno fuori, e quei poveri inglesi saranno costretti a restare in Europa. Vedremo.

L’anno in cui – e in effetti mi chiedevo cosa stessero aspettando – ha fatto la sua prima ufficiale comparsa la richiesta di segnalare i propri profili social quando si richiede il visto di ingresso negli stati uniti. Dati facoltativi per il momento, ma intanto hanno iniziato a chiederli. State tranquilli che a breve qualche drammatico evento li renderà obbligatori.

Ancora un anno in cui è successo di tutto, attacchi terroristici di tutti i tipi, che nemmeno in un fil di Bruce Willis… Una volta occorrevano dieci anni per metterne insieme così tanti e così vari, adesso accadono nel giro di meno di un anno. E la popolazione è intontita, spaventata, indebolita psicologicamente, come un coniglio con i fari puntati contro su una strada buia. Fermo, e pronto per essere investito.

Accendete il cervello se riuscite a farlo ripartire, fatelo adesso. Prima che sia troppo tardi, perché il 2017 sarà tutto quanto sopra, più altro ancora.

To be continued…

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