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Tanto io non ho nulla da nascondere. Come tecnologia e propaganda stanno cancellando il concetto di privacy

Mi capita spesso, soprattutto quando si affrontano temi legati alla privacy e alle nuove tecnologie, di sentirmi dire “Ma tanto io non ho nulla da nascondere…”

Si, ma tanto io non ho nulla da nascondere. Come tecnologia e propaganda stanno cancellando il concetto di privacy (quella vera)
Si, ma tanto io non ho nulla da nascondere. Come tecnologia e propaganda stanno cancellando il concetto di privacy (quella vera)

Ognuno ha il diritto alle proprie opinioni, queste sono le mie. Mi capita sempre più spesso, soprattutto quando si affrontano i temi legati alla privacy e alle nuove tecnologie, di sentirmi dire “Sì, hai ragione, ma tanto io non ho nulla da nascondere…” A questo punto solitamente mi fermo, e cambio discorso. Non ha senso cercare di proseguire il ragionamento. È un processo mentale indotto, che chiude la porta a qualsiasi ulteriore confronto di idee.

Chi dice “Tanto io non ho nulla da nascondere” dice tante cose. Sostiene che la propria vita è integerrima (o almeno vuole crederlo), che le proprie idee sono perfettamente allineate e socialmente approvate, che probabilmente considera chi ha idee diverse una persona potenzialmente pericolosa, che è disposto a sacrificare la propria indipendenza intellettuale e il sacrosanto diritto alla privacy sull’altare della ‘sicurezza’ e del ‘progresso’. Che non è il caso di parlarne ancora, e che anzi nessuno dovrebbe avere qualcosa da nascondere.

Il “tanto io non ho nulla da nascondere” è diventato quasi una parola magica, un po’ come quando una notizia viene etichettata come “fake news”. Basta dire la parola magica “fake news” per chiudere il discorso, allontanare ogni possibilità di ulteriore discussione. Pensare è pericoloso.

Eppure tutti noi abbiamo qualcosa da nascondere. E non c’è nulla di male. Qualcosa da nascondere, o da mantenere privata per qualsiasi motivo. Una malattia, un’idea politica, una posizione controversa su un tema molto sentito che potrebbe metterci in difficoltà nella vita professionale e interpersonale, una relazione extraconiugale, la nostra vita sessuale. Sono solo degli esempi, l’elenco può tranquillamente essere molto più lungo.

E poi come la mettiamo con le cose che in questo momento storico sono perfettamente legali ed accettabili, ma che magari solo tra dieci o vent’anni potrebbero non esserlo più? In un periodo ‘socially correct a tutti i costi’ come quello che stiamo vivendo solo guardare un film o un telefilm di 30 anni fa farebbe venire i brividi a molti ‘millenials’. Pensate che addirittura gli argomenti affrontati in uno dei telefilm di maggior successo di tutti i tempi, Friends, ha scatenato le ire dei ‘social justice warriors’ contro Netflix che aveva inserito la serie nel proprio palinsesto. Come sia andata a finire non lo so perché non mi interessa, ma chi oggi protesta contro Friends si renda conto che tra venti o trent’anni le sue idee, foto e video faranno la stessa fine, e anche queste saranno catalogate in maniera indelebile su qualche server oltreoceano pronte ad essere ripescate ed usate come servirà in quel momento da qualche supercomputer. Quello che è stato raccolto oggi da gadgets elettronici di ogni tipo collegati ai propri social media, tra vent’anni sarà ancora da qualche parte.

Chi è più giovane oggi si rende conto del fatto che mettere online tutta la propria vita privata e le proprie idee (o abbozzi di idee per i più giovani) potrà rivelarsi un boomerang in futuro? Chi è in grado di predire come staranno le cose tra vent’anni? Nessuno. Spero che il concetto sia chiaro.

E chi si mette in casa uno di questi nuovi ‘gadgets’ costantemente collegati ai nostri social media, o ad altri nostri accounts che vanno sotto il nome di ‘virtual assistants’ (Amazon Alexa, Google Assistant, Facebook Portal tanto per citarne alcuni) si rende conto di mettere praticamente tutta la propria vita privata a disposizione di chissà chi, e per chissà quali possibili usi presenti e futuri? E lo sfruttamento a scopo commerciale delle nostre vite non è nemmeno il più pericoloso tra quelli che mi possono venire in mente…

E chi si rifiuta di mettersi in casa uno di questi aggeggi si rende conto del fatto che probabilmente ogni luogo che visiterà, ogni negozio, la casa degli amici, il posto di lavoro eccetera ne saranno invece provvisti?

E chi si rifiuta di mettersi in casa uno di questi aggeggi si rende conto del fatto che ha costantemente in tasca uno smartphone che è probabilmente ancora più intrusivo, pericoloso dal punto di vista della privacy, che può tenere conto dei nostri spostamenti, che è dotato di microfono, camera, sensori di tutti i tipi e costantemente in rete?

E chi si rifiuta di mettersi in casa uno di questi aggeggi si rende conto del fatto che sta probabilmente guidando – e se non lo sta già facendo lo farà a breve – un’auto che racchiude praticamente tutto quanto sopra elencato? Chiaramente nel nome della sicurezza e della comodità

Tanto io non ho nulla da nascondere”. Davvero? Pensateci bene.

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