ADVERSUS | How low can you go | Tutti contro tutti. Come i social, la televisione, i media in generale si contendono i nostri cervelli. Facendoci litigare

Tutti contro tutti. Come i social, la televisione, i media in generale si contendono i nostri cervelli. Facendoci litigare

I social hanno educato (sì educato) le masse a dividersi, litigare, e di conseguenza partecipare. Partecipare. Partecipare significa stare attaccati al cellulare e litigare con altri pollastri incazzati su facebook, su instagram su youtube.

Tutti contro tutti. Come i social, la televisione, i media in generale si contendono i nostri cervelli. Facendoci litigare
Tutti contro tutti. Come i social, la televisione, i media in generale si contendono i nostri cervelli. Facendoci litigare

Sono alcuni anni che il linguaggio dei media in generale (oltreoceano innanzitutto, ma chiaramente anche in Italia visto che come dei bambini insicuri abbiamo la costante tendenza a copiare quello che fanno i ‘grandi’) è scaduto a livelli bassissimi, infimi direi.

Basta aprire un qualsiasi quotidiano online. Anche – soprattutto – quelli che chi non è più giovanissimo una volta considerava in un certo senso più o meno equilibrati, anche se chiaramente sempre al servizio di questo o di quel potere. Ci mancherebbe.

Titoli aggressivi, aggettivi denigratori, notizie date apposta a metà quando non completamente rivisitate. L’informazione che non è mai stata obiettiva è adesso palesemente schierata, in maniera tanto esplicita che continuo a domandarmi se sia il pubblico che si è rincoglionito ed ha bisogno di una propaganda così bassa per poter essere raggiunto, o se ci sono anche altri motivi dietro a questo cambiamento nella forma della comunicazione.

Mai in passato avevo visto tanti attacchi diretti, tante notizie date ‘obtorto collo’, tanto astio malcelato, tanta partigianeria e tanta palese malafede. Mai.

La risposta è probabilmente molto più complessa di quanto vorremmo, e come sempre semplificare significa lasciare fuori importanti elementi. Ma noi ci proviamo comunque, e questi sono i punti più importanti da tenere in considerazione.

I social hanno educato (sì educato) le masse a dividersi, litigare, e di conseguenza partecipare. Partecipare. Partecipare significa stare attaccati al cellulare e litigare con altri pollastri incazzati su facebook, su instagram su youtube.

Gli utenti incazzati sono i migliori utenti, sono quelli che stanno online per ore e mentre vengono intrattenuti da infinite bandiere rosse come si fa con il toro alla corrida lo si infilza (ovvero lo si riempie di messaggi pubblicitari a pagamento, oltre chiaramente a raccogliere a getto continuo i suoi dati personali che vengono riutilizzati e rivenduti, e questo nella migliore delle ipotesi). Leggete i commenti alle news sui social, per capire il livello.

I quotidiani tradizionali, che nella versione stampata nessuno più compra, hanno disperato bisogno di occhi per sopravvivere, e li cercano online. Copiando i social che questo modello lo hanno inventato e perfezionato. Dividere e far litigare funziona anche in questo caso, almeno così sperano. Titoli aggressivi, che devono invogliare a farci click sopra, provocazioni nascoste dietro ad un aggettivo, foto accuratamente selezionate e filtrate per contribuire all’effetto-shock.

Tutti contro tutti. Destra contro sinistra, globalisti di sinistra contro populisti, Europa contro Trump, pro immigrati contro quelli che chiedono un controllo sulla migrazione incontrollata, normali persone infilate contro la propria volontà in neologismi come omofobo o transfobico contro chi sostiene che i generi siano infiniti, basta sceglierne uno e identificarsi con quello prescelto. Tutti incazzati contro tutti.

Come andrà a finire? Male, penso.

Chi si astiene dalla lotta è un gran figlio di mignotta, giusto? Allora cerchiamo di essere più gran figli di mignotta, e non regaliamo la nostra attenzione e le nostre energie a questi manipolatori, che sono un incrocio tra una sanguisuga ed un paramecio, sgradevoli e dannosi.

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