ADVERSUS | How low can you go | Il 2020 che ci aspetta. Tra propaganda, hate speech, millenials e politically correct per tutti

Il 2020 che ci aspetta. Tra propaganda, hate speech, millenials e politically correct per tutti

Propaganda, controllo tecno-social, e intrattenimento sono la chiave con la quale vogliono cambiare il nostro mondo. Vediamo se ci riusciranno.

Il 2020 che ci aspetta. Tra propaganda, hate speech, millenials e politically correct per tutti
Il 2020 che ci aspetta. Tra propaganda, hate speech, millenials e politically correct per tutti

Quello che mi ha colpito di più negli ultimi tempi è stata l’accelerazione e la virulenza delle campagne propagandistiche sociali, politiche, economiche, che poi altro non sono se non diverse sfaccettature di un progetto unico. Ne parleremo più avanti.

Ma soprattutto quello che sta caratterizzando questa offensiva è la confusione – voluta – tra ciò che è illegale e ciò che è solo socialmente ‘malvisto’. Tra ciò che volendo si può dire e pensare e ciò che pur essendo legale non va comunque detto, e nemmeno pensato.

Due sono i concetti che hanno influenzato pesantemente il nostro modo di pensare e di esprimerci negli ultimissimi anni. Il concetto di FAKE NEWS, e il concetto di HATE SPEECH. Entrambi concetti coniati appositamente per essere utilizzati in funzione controllo delle masse, delle loro idee, dei loro comportamenti.

In questo breve articolo ci concentreremo sul cosiddetto hate speech. Complici i social media (facebook, twitter, instagram, adesso mettiamoci pure tik-tok…) e i motori di ricerca (leggasi il motore unico che ha come scopo dichiarato quello di porporci un unico risultato – la verità assoluta – per ogni ricerca, e cioè Google…) che si sono arrogati il diritto di decidere quello che è socialmente accettabile e quello che non lo è, ciò che è politically correct e ciò che non si può dire o nemmeno pensare, il concetto di hate speech ha preso piede – soprattutto tra i più giovani.

Cosa vuol dire hate speech? Significa esprimere un’opinione negativa su una persona o un gruppo di persone? Sì? Perché se le cose stanno così nel cosiddetto hate speech non ci vediamo nulla di strano. Fino a poco tempo fa si chiamava libera espressione del pensiero, ci chiamava critica, oggi lo chiamano hate speech.

Certo, fare delle leggi che limitino la libertà di espressione di un pensiero è cosa complessa, e poi limitare per legge il diritto al libero pensiero e il diritto di esprimerlo potrebbe generare effetti collaterali che il sistema non sarebbe poi in grado di gestire adeguatamente. Addirittura il sito dell’FBI si premura di definire la differenza tra hate crime (un omicidio, un incendio, un atto di vandalismo) e l’odio che non si materializza in un crimine. L’odio in sé, recita la pagina sul sito dell’FBI che potete leggere qui https://www.fbi.gov/investigate/civil-rights/hate-crimes non è un crimine. Non ancora almeno.

Nel frattempo, è allora più semplice dare una parvenza di illegalità al pensiero non omologato, inculcare nelle menti delle masse l’idea che pensarla in maniera diversa è già un crimine, anche quando questo non lo è veramente.

Come si fa? Intanto si conia una definizione dal suono allarmante. In questo caso hate speech (che ricorda tanto il sex crime o il thought crime di orwelliana memoria. 1984 anyone…?) e poi si inizia a minacciare la chiusura dei tanto importanti profili social, se non si rispettano le regole – le cosiddette community guidelines – stabilite da qualcuno da qualche parte, e fatte rispettare da mega corporations che hanno sede nella Silicon Valley in California.

Pensarla in maniera diversa, anche se si hanno opinioni forti, non è un reato. Non dovrebbe esserlo. Però è utile che la gente lo pensi.

L’odio peraltro è un sentimento molto forte, estremo, poco comune, al quale non occorre nemmeno avvicinarsi per essere già accusati di hate speech alla fine del secondo decennio del ventunesimo secolo.

Basta non omologarsi alla teoria della inclusività, della accettazione acritica di tutto e di tutti, basta esprimere un commento negativo o ironico sui numerosi orientamenti che stanno spuntando come funghi, magari basta mettere in discussione le teorie sul cambiamento climatico. E potremmo andare avanti per molti paragrafi ma ve li risparmiamo.

Il 2020 si apre in questa chiave. Il tentativo di stravolgere le nostre società e le nostre culture è in full swing, e devo dire che vedo poca resistenza, soprattutto nei più giovani.

Prepariamoci ad un nuovo anno scoppiettante, l’indottrinamento delle masse è appena agli inizi.

Propaganda, controllo tecno-social, e intrattenimento sono la chiave con la quale vogliono cambiare il nostro mondo. Vediamo se ci riusciranno.

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