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Politici che piangono. Perché i politici hanno iniziato a piangere? Le nuove regole della propaganda politica

“Oggi dovrai leggere questo discorso, non fare domande. Quello che vogliamo da te è che …

Politici che piangono
Politici che piangono. Perché i politici hanno iniziato a piangere? Le nuove regole della propaganda politica

Oggi dovrai leggere questo discorso, non fare domande. Quello che vogliamo da te è che tu abbia un’espressione molto seria, perché parliamo di vicende drammatiche, e sarebbe stupendo se arrivato a questo punto del discorso – vedi te lo abbiamo evidenziato in rosso – tu iniziassi a piangere. Ti ricordi, abbiamo anche fatto le prove. Se – può capitare – non ti scendono subito le lacrime, ripensa a quelle cosine che ti abbiamo fatto vedere quando sei stato – democraticamente – eletto. Va bene? Tutto chiaro? Hai domande? Niente? Bravo. Allora vai e comportati bene come hai sempre fatto, mi raccomando!

Chissà se qualcosa del genere avviene davvero dietro le quinte di un comizio elettorale, di una conferenza stampa, di un discorso pubblico durante un viaggio ufficiale… mah. Sì, perché uno non può non chiedersi come mai da qualche anno a questa parte i politici di tutto il mondo occidentale hanno iniziato a piangere in pubblico.

Politici che piangono. Perché i politici hanno iniziato a piangere?

Non perché questi siano persone sensibili che si commuovono per il triste destino di intere popolazioni o di minoranze perseguitate. Questo lo escluderemmo per una lunga serie di motivabili ragioni su cui non ci soffermeremo. Magari basti sapere che la percentuale di psicopatici tra i politi occidentali (ma forse si tratta di un fenomeno… globale?) è molto alta, e numerosi studi hanno dimostrato come i tratti della personalità psicopatica siano molto spesso sovrapponibili a quelli del politico-tipo. Una sorpresa? No davvero. Se non sapete cosa caratterizza la psicopatia, ecco un link che ve la spiega in poche parole la psicopatia così tanto per imparare qualcosa di nuovo.

Colpa anche, senza dubbio, del lavoro di rincoglionimento delle masse operato da ormai più di vent’anni dal martellamento di reality show di qualsiasi tipo dove piangere in pubblico è ormai più comune che andare al cesso. Perdonateci il francesismo.

La tendenza del momento è quella di mettere a fianco del politico di turno qualche esponente di una minoranza, di una etnia oppressa, qualche rifugiato, qualche vittima di violenza o attentato, e di associare le lacrime dello psicopatico… scusate del politico in oggetto all’immagine della sofferenza altrui. Negli stati uniti sono molto avanti, come sempre, su questo fronte, anche forse perché il pubblico da quelle parti è tra i più rincoglioniti, e molto facilmente suggestionabile. Sono americani. Ma anche qui dalle nostre parti non si scherza.

Dal canadese Trudeau, belloccio quanto improbabile premier (al quale forse va l’oscar delle lacrime pubbliche) a Obama, altro campione assieme al suo ex vice Joe Biden, alla Hillary (altra campionessa),  a suo marito Bill, al papa che anche lui si difende, addirittura Giorgino Bush è stato un lacrimatore pubblico… ma la lista è davvero lunga. Fate una ricerca, troverete video, foto, articoli ed approfondimenti di tutti i tipi. Lo stesso vale per i politici (?) italiani, lacrime a comando quando tornano utili a loro o a chi li ‘consiglia’.

La prossima volta che vedete un politico che piange in pubblico chiedetevi dove sta cercando di andare a parare, che cosa vorrebbe stimolare in chi lo vede, in che modo vorrebbe manipolare l’opinione pubblica.

E poi cambiate canale, cambiate pagina, chiudete il giornale, andate su un altro sito web… insomma, lasciateli piangere da soli. Tanto a loro non gliene frega niente, perché dovreste farvi influenzare a comando dalle loro lacrime alla canfora?

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