ADVERSUS | MODA | Come funziona un’agenzia di modelle, intervista a Luigi Junior Giuliani di Wonderwall Management

Come funziona un’agenzia di modelle, intervista a Luigi Junior Giuliani di Wonderwall Management

Come funziona un’agenzia di modelle, quali sono le figure professionali che troviamo al desk – …

Photo courtesy Wonderwall Management. Photographer Thomas Daloiso @thomasdaloiso
Photo courtesy Wonderwall Management. Photographer Thomas Daloiso @thomasdaloiso

Come funziona un’agenzia di modelle, quali sono le figure professionali che troviamo al desk – o su un aereo in giro per il mondo – e che sono fondamentali per il funzionamento di un’agenzia di modelle? Come funziona lo scouting, cosa fa un booker di modelle? Chi gestisce i rapporti con i clienti, chi fa arrivare in città le modelle che rispondono alle esigenze del mercato della moda? Un’agenzia di modelle è un vero e proprio ecosistema, complesso e molto efficiente. Abbiamo chiesto a Luigi Junior Giuliani, fondatore e direttore di Wonderwall Management, agenzia di modelle a Milano, di spiegarci come funziona un’agenzia di modelle, raccontandoci la sua personale storia e svelandoci i segreti del dietro le quinte del mondo delle modelle.

Ci puoi raccontare la tua storia, come hai iniziato, come sei arrivato a questo punto?
Ho lavorato nelle agenzie di modelle sin da molto giovane, tanti anni fa – nel 1998 – mio padre ha aperto a Milano un’agenzia di nome Big. Io ero ancora un ragazzino, adesso ho 31 anni, e andavo ancora a scuola, a Napoli. Quando ci siamo trasferiti con la famiglia a Milano ho iniziato e concluso qui i miei studi di management.

Luigi Junior Juliani e Mariia Radkovska (moglie di Luigi Junior) modella scouter per Wonderwall. Foto Andrea Squeo @squeeeo
Luigi Junior Juliani e Mariia Radkovska (moglie di Luigi Junior) modella scouter per Wonderwall. Foto Andrea Squeo @squeeeo

Quindi studiavi e già lavoravi all’interno di un’agenzia di modelle?
Sì, in un certo senso. Mio padre già quando andavo a scuola mi faceva fare il driver, l’autista, per il dipartimento uomo dell’agenzia. Lui ha iniziato con Big,  poi ha aperto un’altra agenzia di nome Ice Models, che non esiste più, era un’agenzia ai tempi molto forte. Io facevo l’autista il driver dei modelli mentre ancora studiavo, ho iniziato così. Poi ho iniziato a portare in giro i book, ai tempi quando io facevo questo lavoro i book erano molto più utilizzati, i clienti li richiedevano, li si portavano da Hearst, da Mondadori, dovevi aspettare che il casting director, le persone che lavorano per i magazine, li visionavano, aspettavo e li riportavo in agenzia, oppure le buste con i composit delle modelle, da portare anche ai casting director o direttamente alle sfilate.

Poi dopo un paio di anni di questo tipo di lavoro, quando avevo 19 anni, mentre ancora studiavo, mio padre mi ha detto ‘dovresti sederti al tavolo e assistere’ è così che si inizia questo lavoro. Ho iniziato così, aiutando al tavolo, facendo fotocopie, ascoltando, rispondendo alle telefonate smistando le telefonate con i clienti, chiamava Armani, chiamavano i casting director, Gucci,, Prada, clienti più o meno grandi, rispondevo e poi passavo la telefonata.

Hai iniziato facendo la gavetta, nel vero senso della parola…
Sì, ma è stato tutto molto utile per la mia formazione. Piano piano inizi a capire quali sono i clienti, che tipo di telefonate arrivano, e poi ascoltando il booker – che sarebbe quella persona che propone le modelle – capisci qual è il tipo di lavoro, quale è lo scouter – che sarebbe quello che ricerca e porta le modelle in città per poi proporle ai clienti – e quindi ho iniziato un poco a capire e a gestire queste cose, e ad un certo punto mi hanno proposto di fare lo scouting.

Nel mio corso di studi ho fatto anche una scuola di lingue, parlo l’inglese, parlo un po’ il francese, lo spagnolo… e poi ho iniziato a viaggiare, ho viaggiato nel Nord America, Canada, Usa e poi Sud America, Brasile e Argentina. In questi anni ho iniziato a viaggiare, sempre basato qui su Milano, viaggiavo verso il Nord e Sud America, usando il mio inglese per il lavoro. Poi iniziato a imparare il portoghese, quindi ho iniziato ad avere buoni rapporti con le agenzie in Brasile, San Paolo… ho visitato quasi tutte le città dove fanno moda, e da lì ho iniziato un po’ a capire, ad avere i contatti giusti, a parlare con le varie agenzie – che sarebbero agenzie locali, analoghe a questa di Milano. Il loro core business è diverso dal nostro, loro vanno per strada a cercare nuove modelle, a fermarle e parlare con i genitori, a trovare qualcosa di nuovo e interessante per poi farle viaggiare in Italia, in America, a Londra… a Parigi.

Quindi tu giravi per il mondo e selezionavi le modelle da portare a Milano
Esattamanete. Dopo tutti questi viaggi io riportavo al tavolo booking – quindi allo scouting, il resoconto ‘ho visto una modella di una certa misura, di colore, bionda, mora, ha queste misure qui… parla inglese, non parla inglese…’ Quindi facevo l’assistente scouting al tavolo, quando venivano le modelle prendevo le misure, facevo le foto – le cosiddette polaroid digits – e da lì, con questi viaggi, ho iniziato a fare lo scouter a tutti gli effetti. Quindi da essere un assistente e rispondere alle telefonate, sono passato a fare lo scouting, a ricevere mail, a parlare con le altre agenzie, chiamare all’estero, richiedere le fotografie delle modelle che magari non puoi vedere di persona… poi ho voluto provare – sempre in questa agenzia di nome Ice Models –  a fare il booker.

Cosa significa fare il booker?
Il booker dice allo scouter: ‘…io vorrei una modella di un metro e ottanta, una modella di un metro e sessanta, settanta, la modella di un certo canone per Milano perché Giorgio Armani la vuole così, Gucci la vuole così, un altro stilista la vuole di un altro tipo… e tu come scouter devi cercare di soddisfare quello che ti richiede il booker, perché il booker sa la moda, conosce la richiesta del cliente, la tipologia di modella o di modello che funziona in un determinato momento. Mi interessava questa parte del lavoro, e ho iniziato a fare sia scouting che booking.

Il lavoro di booker ha iniziato a piacermi, soprattutto perchè sotto il punto di vista del management, quello che ho studiato io, è molto bello cercare di capire, di dialogare con un cliente, con un fotografo, vendere la modella e poter cercare di inquadrare la modella giusta per il cliente giusto per un giusto budget, per il tipo di sfilata, di showroom, presentazione, catalogo lookbook, campagna… mi piaceva molto.

Quale è stato il passo successivo?
Ho avuto buoni risultati, quindi ho iniziato a fare il cosiddetto agente, che al giorno d’oggi e sarebbe quella figura moderna in un’agenzia di moda. L’agente sarebbe quello che fa scouting, che fa un po’ tutto, scouting, booking… e quindi può cercarsi la modella e poi cercarsi il cliente, dialogare con il cliente, fare un deal per cercare di prendere cinque o sei modelle  per uno show room, o la modella giusta per un catalogo, oppure deve fare la presentazione durante la fashion week, o le sfilate.

Dopo tanti anni e tutta questa esperienza, ero molto soddisfatto del mio lavoro ma volevo di più. Così ho detto a mio padre, al tempo presidente di Ice Models ‘voglio una mia agenzia, vorrei aprire un’agenzia, dammi questa possibilità’. Così mio padre ha investito su di me, e abbiamo aperto Wonderwall, tre anni fa.

Come è nata Wonderwall, e quali sono i suoi punti di forza secondo te?
È questa l’agenzia in cui adesso lavoro, investo il mio tempo e soldi, è un’agenzia che ha tre anni e va molto bene. Quando nel 2016, con dei miei amici – perché è nato tutto così – ho aperto la Wonderwall, un mio carissimo amico ai tempi mi disse ‘potremmo fare sia uomo che donna’ lui era un modello ai tempi e mi disse ‘Luigi io come modello ogni volta che faccio un lavoro c’è una donna e c’è un uomo. Perché fare solamente donna? Facciamo uomo e donna. Lui era un modello – ne capiva di uomini – io da parte mia avevo tutti questi anni di collaborazioni e ne capivo di donna, quindi abbiamo unito le forze ed abbiamo fatto la Wonderwall che aveva sia uomo che donna.

Dopo tre anni siamo ancora qui, io sono il proprietario e direttore unico dell’agenzia, ho trovato dei collaboratori forti che sono con me dall’apertura. Abbiamo deciso di fare un’agenzia molto commerciale. Commerciale non dal punto di vista economico o dal punto di vista di tipo dei lavori,  è una agenzia commerciale dal punto di vista del look, dell’immagine.

Cosa intendi esattamente per commerciale dal punto di vista del look?
La maggior parte delle donne e degli uomini che vogliamo proporre ai clienti sono di una bellezza canonica,  in inglese si dice ‘pure beauty’ una bellezza pura, ultimamente sia in Italia che nel mondo, il canone di bellezza della moda si è scostato da quello tradizionale, hanno cercato di proporre questo tipo di donna un po’ ‘brutta’ chiamiamola così, un po’ particolare un po’ magrolina… però il mondo della moda, il mondo dei clienti, cercano sempre una bellezza canonica, la bellezza non si può ignorare. Una bellezza canonica, una modella, una persona normale, quando è bella è bella, e quando un cliente vuole avere una bella immagine, l’immagine è con una modella o modello bello. Quindi io oggi ho spinto per continuare a proporre i clienti bellezze tradizionali.

Dal punto di vista del fatturato funziona, va benissimo, dal punto di vista dell’immagine va molto bene, e il risultato è che il cliente alla fine sì prende la modella un po’ particolare, magari per quell’immagine supertop, oppure per quella sfilata, ma alla fine il catalogo, l’e-commerce, le presentazioni, lo showroom, il lookbook… alla fine il vestito deve essere indossato da una persona bella. E funziona. Il cliente può prendere magari una modella un po’ particolare, però il resto delle modelle sono tutte belle in maniera classica. Lo stiamo vedendo, e sta ritornando, e sono sicuro che continuerà a ritornare la bellezza pura. E io sto lottando per continuare ad avere questo tipo di canone di bellezza classica.

Poi ci sono quelle bellezze particolari che funzionano ma secondo me dobbiamo concentrarci di più sulla bellezza pura. Poi certamente ben venga che nel nostro mondo i clienti per distinguersi devono avere una ricerca di una modella o di un modello un poco particolare, con questa bellezza un po’ particolare… io le ho, ma sono il 10 per cento delle nostre modelle e modelli, non di più.

Quanti modelli e modelle rappresentate?
Al momento rappresentiamo 358 tra modelli e modelle, abbiamo molte più donne perché il mercato italiano e si basa molto più sulla donna. Diciamo che se su 358 modelli e modelle abbiamo 200/250 donne e il resto sono uomini.

Hai anche aperto un reparto dell’agenzia dedicato alle modelle curvy
Ultimamente clienti come Intimissimi,  Calzedonia, Yamamay cercano delle modelle curvy, e quindi ho aperto un reparto di modelle curvy, che non sono le plus size, sono modelle che hanno un canone di bellezza, sono belle, un fisico conforme, cioè se vogliamo parlare di misure devono essere alte almeno da 178cm a 180cm, devono avere un seno, non sotto il 70/75 di vita, e i fianchi non devono essere da sotto i 100, dai 100 a 115. Sono donne che lavorano con Elena Mirò, Marina Rinaldi, e la maggior parte dei clienti sono italiani. Molti brand hanno questa necessità, e tanti brand come prima ti dicevo Intimissimi, Calzedonia, Yamamay stanno utilizzando modelle curvy. Potrebbe essere che magari tra due tre anni, tra cinque anni avremo i bambini, avremo… non lo so un canone di modella diversa, però l’agenzia deve sempre abbracciare tutto il mercato. Io voglio abbracciare il mercato italiano e internazionale in tutto, e piano piano ci possiamo arrivare.

Mi pare di vedere un’agenzia molto giovane, vedo il tavolo del booking, tutti molto giovani
Sì, quello che piace a me di questo mestiere è riuscire dove un buon rapporto con i giovani, noi abbiamo questa mentalità qui, abbiamo fotografi giovani dai 20 ai 30 anni, che sono qui, che collaborano che parlano, io al tavolo ho delle persone giovani, la più ‘grande’ ha 46 anni, abbiamo persone di 25, 23 e 30, 31 anni. Io ho 31 anni, e tutti i miei collaboratori sono piuttosto giovani. Una faceva la modella, uno faceva l’autista, l’altro faceva grafico per una casa di produzione… sono tutte persone giovani che conoscono questo mondo e che si sono buttate di testa in questo mondo, e diciamo che stiamo ancora imparando insieme, perché in questo mondo non si finisce mai di imparare. Perché ogni giorno, ogni settimana, ogni mese, ogni anno, si cambia.

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