
La collezione donna di Louis Vuitton per la primavera estate 2026, intitolata In Praise of Intimacy as an Art de Vivre, ha trasformato la sfera privata in un manifesto sartoriale, ridefinendo il concetto di guardaroba “da interno” con un’audace inventiva e una libertà stilistica.
La visione di Ghesquière ha sovvertito gli archetipi tradizionali, mescolando generi per creare una proposta che risulta al contempo personale e rivoluzionaria.

La collezione Primavera-Estate 2026 di Louis Vuitton sussurra confidenze attraverso i suoi design, ogni capo una rivelazione di individualità ed espressione di sé. La sartoria si libera dalle convenzioni, con silhouette che oscillano tra strutturato e fluido, come se i vestiti stessi fossero conversazioni tenute nell’intimità della propria casa.


Tessuti e forme suggeriscono un guardaroba curato per sé stessi, che privilegia un lusso intrinseco rispetto all’ostentazione esteriore: un omaggio alla suprema raffinatezza di vestirsi in modo autentico. La scenografia, realizzata da Marie-Anne Derville, rispecchia questo ethos di eclettismo intimo. Il suo allestimento di un appartamento contemporaneo intreccia epoche ed estetiche, includendo l’arte moderna di Robert Wilson, l’artigianato settecentesco di Georges Jacob, i sedili Art Déco degli anni ’30 di Michel Dufet e le sculture ceramiche ottocentesche di Pierre-Adrien Dalpayrat, accanto ai design della stessa Derville.

Questa fusione del gusto francese attraverso i secoli ha creato uno sfondo che appare al tempo stesso senza tempo e immediato, radicando la collezione in un dialogo tra passato e presente.

Ghesquière ha tessuto una narrazione che risulta profondamente privata e universalmente liberatoria, invitandoci ad abbracciare il nostro io più autentico con ogni capo che scegliamo.