ADVERSUS | LIFESTYLE | Artists | Matteo Bertoli, Film Director. Dall’Italia a Los Angeles: come ha iniziato, il suo equipaggiamento, i suoi consigli

Matteo Bertoli, Film Director. Dall’Italia a Los Angeles: come ha iniziato, il suo equipaggiamento, i suoi consigli

Purtroppo nessuno ci assicura che un giorno vinceremo un Oscar o gireremo uno show per Netflix. é tutta un’attesa e un investimento, sperando che succeda qualcosa…

Matteo Bertoli, Film Director. Dall’Italia a Los Angeles: come ha iniziato, il suo equipaggiamento, i suoi consigli
Matteo Bertoli, Film Director. Dall’Italia a Los Angeles: come ha iniziato, il suo equipaggiamento, i suoi consigli

Ancora una storia in cui per potersi imporre nel proprio campo si deve uscire dai confini per poi rientrarci da ‘straniero’. È la storia di Matteo Bertoli, Film Director, che ci ricorda quella di tanti altri filmmakers e fotografi conosciuti negli anni. Talento e idee che devono confrontarsi con una realtà – quella attuale – in cui contatti e presenza social tendono ad essere più determinanti della bravura stessa. Ne parliamo con Matteo Bertoli in questa intervista in cui toccheremo un po’ tutti gli aspetti della sua carriera, un intervista che sarà molto utile anche a chi sa di avere le carte in regola ma si scontra con una realtà a volte un po’ deprimente (sappia di non essere il solo).

Tu vivi negli Stati Uniti. Perchè questa scelta, e che posto occupa attualmente l’Italia nella tua vita (professionalmente parlando)?
La scelta di andare negli Stati Uniti é stata quasi obbligata dato che il lavoro di filmmaker in Italia é a malapena considerato un lavoro. Ho aperto una partita IVA nel 2012 e dopo 1 anno e mezzo ho chiuso tutto, pagato le mie tasse e lasciato il paese. Occasionalmente torno in Italia per qualche lavoro o per girare documentari auto prodotti.

PSYCHOSYNTHESIS – Trailer #1 from Noam Kroll on Vimeo.

Come hai iniziato? Quali sono stati i tuoi primi passi nel mondo della produzione video?
Ho iniziato montando video per una tv locale a Brescia. Ai tempi frequentavo l’Universitá Cattolica del Sacro Cuore di Brescia, ma ero più interessato al curriculum radio. Durante il primo anno c’era un corso di video editing obbligatorio e da li é nato il tutto. Ho cominciato a montare i primi servizi tv, poi ho comprato una reflex e ho iniziato a girare le prime cose fino al primo vero progetto che é stato un video clip musicale valido per la mia tesi di laurea. A settembre 2011 mi sono laureato e a gennaio 2012 ho aperto la partita iva, poi chiusa a giugno 2013.

Ricordi ancora il tuo primo, vero lavoro retribuito?
I primi “lavori” erano aftermovie per locali. Prima di lavorare come filmmaker facevo il DJ e avevo quindi molti contatti nelle varie discoteche bresciane. Ho anche girato qualche video musicale per amici e qualche matrimonio.

Quale è stata la tua prima ‘macchina da presa’?
Canon 550D, una reflex.

Come è cambiata, e come sta cambiando nel ventunesimo secolo la figura del director? Oggi l’equipaggiamento per produrre un video o uno short movie costa molto meno rispetto a soli dieci anni fa, e quelle che una volta erano funzioni molto ben separate in una produzione oggi tendono a fondersi, molte sono confluite nella figura unica del filmmaker…

Brad McClain X Bones Wheels – Commercial from Matteo Bertoli on Vimeo.

Diciamo che tutto sta cambiando in maniera abbastanza drastica. Lasciando perdere l’1% che lavora per grossi commercials o Netflix shows o le varie unions, che girano progetti dai 500k ai milioni di dollari, il resto delle persone che fanno questo lavoro ha dovuto e dovrá adattarsi a budget sempre piú bassi. Ormai con 1000$ possiamo comprare una camera per girare qualsiasi tipo di progetto, da un music video ad un Netflix show o un feature film, quindi possiamo tranquillamente dire che la tecnologia é a portata di tutti. E ci sono sempre piú persone che fanno lo stesso lavoro. Basta camminare per le vie di Los Angeles e lanciare un sasso per aria e prenderai un filmmaker/director/dp in testa, garantito. Ma non solo LA, anche Milano, Londra, Parigi, New York sono sommerse da filmmakers. Di conseguenza sapere fare più cose sicuramente aiuta. Ormai quasi tutti i directors sono anche DP e viceversa. Anche saper montare e fare color grading é un grosso vantaggio dato che un’agenzia o una production company sará molto piú propensa ad assumere qualcuno che sia in grado di occuparsi di tutto il processo, piuttosto che assumere 5 diverse persone. Tutto questo per risparmiare tempo e quindi soldi, chiaramente.

I sassolini nelle scarpe. Cosa non ti piace nel mondo in cui tu ti muovi, vivi e lavori? Quali sono le cose che potendo cambieresti, o perché ingiuste, anacronistiche o non ‘logiche’? Parliamo – in questo caso – dell’Italia.
Purtroppo in Italia il problema principale é la mentalitá, nient’altro. E non c’é assolutamente modo di cambiarla. Qui ci sono aziende che fatturano milioni di euro che non vogliono spendere 1000 euro per un video, perché tanto non serve o perché: “figurati se devo pagare 1000 euro per un video”. Ci sono sicuramente anche business disposti ad investire, ma la mia esperienza é stata tutt’altro che positiva. Ora, quando mi assumono in Italia, conoscono il mio background, sanno quanto costo, che vivo e lavoro a Los Angeles e in qualche modo mi trattano molto meglio di quando ero qui. Detto questo anche a in America o in qualsiasi altro paese i budget stanno letteralmente crollando e spesso e volentieri le aziende si accontentano del video in verticale di un instagrammer o di un vlog di qualche Youtuber famoso. Ormai gira tutto attorno ai numeri, non alla qualitá. Puoi fare il video più bello del mondo, ma se quel video viene caricato su Youtube e fa 10 visite, viene considerato un fallimento.

Vintage Vibes – Fashion Film from Matteo Bertoli on Vimeo.

Cosa avresti fatto nella vita se non fossi diventato un director?
Penso sarei entrato nel business del vino. Anzi, ci sto tuttora pensando. Purtroppo limitarsi ad un singolo business o income é un errore, bisogna differenziare il più possibile, specialmente di questi tempi.

Quali sono secondo te al momento le foto/videocamere che offrono i migliori risultati (tra quelle semiprofessionali), quali i formati di sensore più adatti alla produzione video?
Secondo me una sola azienda sta dominando al momento ed é Blackmagic Design. Con 1295$ puoi comprare una Blackmagic Pocket 4K Micro 4/3 (ma con adattatore diventa un S35). 4K, 60p, 12bit RAW e DaVinci Resolve (software per editing e color grading incluso). Una camera del genere, a quel prezzo, fino a 10 anni fa sarebbe stata considerata pura fantascienza. Non solo, Blackmagic ha appena rilasciato un’altra Pocket, ma 6K, con sensore nativo s35 e attacco Canon EF. 6K, 60p, 12bit RAW internal, Prores, 2.8K 120p (sempre RAW). Prezzo? 2500$. Non mi sento di suggerire altre camere perché Blackmagic offre una vera e propria cinema camera ad un prezzo veramente ridicolo, includendo il miglior software di color grading (e per me anche editing) in commercio. Grossi marchi come Panasonic, Sony, Canon e Fujifilm sono veramente in difficoltá perché fino a pochi anni fa non si sarebbero mai sognati di dover competere con un brand del genere.

Unimate – Designer (commercial) – Shot on Arri Alexa Classic from Matteo Bertoli on Vimeo.

Pensi che sia importante frequentare prima una scuola per potersi avvicinare a questa professione?
Una scuola serve sempre, ma piú per una cultura generale che altro. Se poi parliamo di film schools americane (90-100K dollari l’anno), no, a livello pratico non servono, ma ti permettono di crearti contatti e di crescere con gente che magari un giorno diventerà il tuo produttore/director/dp di fiducia. Perché alla fine la differenza in questo lavoro la fa una cosa sola: i contatti, chi conosci. Se non conosci nessuno puoi essere il piú bravo al mondo, ma non lavorerai mai. Al contrario una persona con la metà del talento, ma il doppio dei contatti lavorerà molto di più.

Chlorophyll (commercial) – Shot on Arri Alexa Classic from Matteo Bertoli on Vimeo.

Quali sono i consigli che puoi dare a chi si sta avvicinando alla carriera di filmmaker? Quali i passi da seguire, quali gli errori da non commettere?
È un lavoro che richiede una pazienza infinita. Mi sono trovato molte volte a voler gettare la spugna e a mollare tutto. Purtroppo nessuno ci assicura che un giorno vinceremo un Oscar o gireremo uno show per Netflix. é tutta un’attesa e un investimento, sperando che succeda qualcosa, ma potrebbe benissimo non succedere niente. Come invece potrebbe cambiare tutto dall’oggi al domani. Un consiglio che posso dare é sicuramente quello di non compararsi agli altri, specialmente su Instagram. Spesso vedo director/dp di 22 anni lavorare su commercial per Apple o per il Superbowl e ovviamente sale la depressione e inizi a farti mille domande: come ci é arrivato? Come mai così giovane? Come posso fare per arrivare li? Ognuno ha un percorso diverso e soprattutto conoscenze diverse. La tecnologia é a portata di tutti. Vedo sempre più persone parlare e lamentarsi di camere, lenti, luci. Si vuole sempre la camera nuova, quella più bella. Lasciate perdere tutto questo, comprate una cosa che funzioni per voi e che non costi tanto e che sia facile da ripagare nel breve periodo e spremete quella camera al massimo. Il mio parco lenti al momento ha un costo totale di 150$. 3 vecchie Canon FD su una camera da 1295$. Costo totale del rig intorno ai 3-4k euro. Ripagato in circa due mesi ed ora quello che guadagno é tutto profitto. Quello su cui bisogna concentrarsi sono le storie. Nient’altro.

Matteo Bertoli
Director
https://www.instagram.com/matteobertoli/
https://www.matteobertoli.me/

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