Se un tempo i fan dedicavano la loro vita ad inseguire attori e cantanti, ora, nell’era 2.0, tutto cambia e i nuovi divi sono loro: i chirurghi estetici. Hanno schiere di estimatori che li difendono a spada tratta sui social creando delle vere e proprie battaglie sulla supremazia professionale di uno o dell’altro… e loro, vivono la vita tra liste d’appuntamento infinite, interventi e opere di rassicurazione verso i propri pazienti sull’ansia da risultato.
Ma perché tutti aspiriamo alla perfezione? Ne parliamo con un dottore, molto in voga tra il pubblico, Tito Marianetti, chirurgo maxillo facciale e ortognatico specializzato in rinoplastica. A cura di Marzo Zorzetto.
Il paziente tipo si affida prevalentemente alla chirurgia estetica per motivi funzionali oppure prettamente estetici?
Nella mia esperienza l’estetica e la funzione sono indissolubilmente legati in molte regioni del volto. Prendiamo ad esempio il naso o una mandibola protrusa: un naso torto non potrà mai respirare bene se non viene rimesso dritto così come una mandibola protrusa, oltre a rappresentare un problema estetico predispone anche a problemi articolari ed occlusali. Il paziente ideale è quello che viene da me soprattutto per un problema funzionale e “visto che ci siamo” chiede di correggere anche il problema estetico associato.
Se l’aspettativa da risultato è esclusivamente di natura estetica, vi è il rischio di non rimanere soddisfatti dal risultato?
Essere eccessivamente concentrati sui dettagli e pretendere la perfezione del risultato non è un aspetto positivo per i pazienti. La ricerca della perfezione deve essere un anelito costante del chirurgo, ma il paziente deve concentrarsi sulla correzione della imperfezione. Oggi sono sempre più frequenti i pazienti insoddisfatti del risultato che giungono da me per essere operati di nuovo. Spesso si tratta di errori chirurgici, ma qualche volta chirurgo e paziente non si sono capiti o non si sono ascoltati. L’insoddisfazione del paziente è qualcosa che si può evitare se si chiariscono preoperatoriamente aspettative del paziente e possibilità terapeutiche del chirurgo.
Vi sono pazienti che portano la foto del proprio idolo al quale vogliono ispirarsi per una ricostruzione estetica?
Succede di rado, ma purtroppo accade. In questo caso si fa delicatamente capire al paziente che non può avere il naso o la mandibola di un altro e che non è un candidato psicologicamente idoneo all’intervento. Altro è portare il volto di un altro solo per far capire vagamente l’altezza del dorso nasale voluta, la prominenza del mento desiderata o un difetto che non si vuole. Il paziente deve essere consapevole che il volto migliore che possa avere è il proprio, privato dei difetti… e non quello di un altro!
E gli idoli stessi…invece vengono da lei per qualche “sistematina”?
Certamente sì. Sono pazienti particolari perché hanno bisogno di rientrare presto a lavoro e stando sempre davanti alle telecamere non gradiscono che ci accorga della “sistematina”. A volte si ricorre a trattamente mini-invasivi per permettere un precoce rientro al lavoro, ma quando sono necessari periodi di convalescenza più lunghi si sfruttano periodi estivi o periodi di sospensione di programmi televisivi. L’altra cosa fondamentale è la privacy!
Esiste la perfezione oppure è solo una questione mentale?
La perfezione non esiste. Tutti noi abbiamo dei difetti e a volte sono proprio quei difetti che ci rendono unici e attraenti. La ricerca continua della perfezione porta sempre alla insoddisfazione. Il voler eliminare invece dei difetti palesi è segno di volersi migliorare continuamente, desiderio positivo e apprezzabile.
Parliamo di casi estremi: la Barbie e il Ken Umani…Cosa ne pensa dell’abuso da chirurgia estetica?
Io credo che esistano ormai delle caricature di essere umani. Purtroppo alcuni chirurghi sono complici di queste caricature richieste dal paziente. Non bisogna assecondare in tutto il paziente, credendo di conquistare la sua fiducia dicendo di sì a tutto. Conservando un’etica professionale, ma soprattutto mantenendo il senso della misura, si può fidelizzare ancora di più il paziente, che apprezzerà il nostro rifiuto di fronte a richieste di risultati innaturali.
Quali sono i limiti entro i quali un professionista dovrebbe restare, evitando la pura speculazione ai danni del volto dei pazienti?
I limiti sono quelli della naturalezza del risultato. Nessun interesse economico o speculativo deve mai prevalere su quello. L’utilizzo di prodotti certificati, l’operarsi in strutture mediche adeguate ed autorizzate, e l’affidarsi a chirurghi preparati e onesti sono gli ingredienti che salvano da danni.
Quando ha capito di voler diventare un chirurgo maxillo-facciale?
Non è stata una scelta precoce. Ho frequentato diversi reparti prima di scegliere questa specializzazione. Ho capito che faceva per me dopo aver visto un intervento di rimodellamento cranico e facciale in un bambino che era nato con una malformazione cranio-facciale. Ho pensato che nessun’altra specializzazione potesse permettermi di agire sul volto delle persone come questa.
Qual è l’aspetto più gratificante del “modellare” il viso di una persona?
Il viso è come noi ci presentiamo agli altri. Avere un volto simmetrico e gradevole può dare serenità interiore ed accettazione sociale. Poter correggere i difetti di un viso, sempre con risultati naturali, è quanto di più bello si possa fare nella vita.
Quanto è importante l’empatia tra medico e paziente nel suo lavoro?
L’interazione tra medico e paziente è tutto nel mio lavoro quotidiano. Il paziente va ascoltato e capito. Il parlare poco o ridurre a pochi minuti il tempo della visita è dannoso e pericoloso. Bisogna confrontarsi con il paziente e capire prima dell’intervento tutto ciò che egli vuole. Solo così si possono capire false aspettative e si può rispondere concretamente in sala operatoria alle richieste del paziente. Spesso l’impatto psicologico che gli interventi sul viso danno possono essere importanti ed il medico deve sapere gestire il paziente anche da questo punto di vista, rassicurandolo e capendo le sue preoccupazioni e le sue paure. A volte far questo è più importante dello stesso risultato.
Come ne pensa della spettacolarizzazione in tv della chirurgia estetica?
Personalmente non sono contrario ad essa. A volte in questo modo si dà l’opportunità al grande pubblico di capire meglio il mondo della chirurgia e si riesce ad evidenziare la soluzione a problemi che per qualcuno potevano sembrare irrisolvibili.
Il Dott. Tito Marianetti ha dedicato la sua pratica professionale alla Medicina e Chirurgia estetica di un solo distretto corporeo, il viso. Il suo maggior campo di interesse chirurgico è stato da sempre la rinoplastica e la ricerca costante, in essa, di un equilibrio armonico e naturale tra estetica e funzione.
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