ADVERSUS | How low can you go | Gucci cerca di far parlare del brand prendendo come testimonial una modella indiscutibilmente brutta.

Gucci cerca di far parlare del brand prendendo come testimonial una modella indiscutibilmente brutta.

Gucci e la sua nuova modella Armine Harutyunyan. Ricordo ai nostri lettori che al momento non esiste una legge che impedisca di etichettare come brutta una ragazza…

How Low Can You Go? - ADVERSUS
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Stiamo vivendo un periodo di crisi, in cui anche i più grossi brand della moda non sanno più cosa aspettarsi dal futuro, se non ulteriori perdite e – per qualcuno – la fine della corsa. In un periodo come questo dicevamo, tutto può fare brodo, soprattutto un po’ di pubblicità gratuita.

E così diamo anche noi il nostro contributo al Made in Italy, dando una mano a Gucci e al suo ‘genio creativo’ Alessandro Michele e lo aiutiamo a far parlare del marchio. Dopotutto non vediamo altri motivi – se non quello di cercare un po’ di pubblicità gratuita – nella decisione di associare la propria immagine a quella di una modella che ai più ricorderà la mitica Mariangela, figlia di Fantozzi.

E così Gucci ha lanciato nel firmamento delle top una modella di 23 anni che va sotto il nome di Armine Harutyunyan (cara Armine, niente di personale, intendiamoci. La prima vittima di tutta questa storia sei tu, e per questo a te va tutta la nostra simpatia). Cercatela su internet, e diteci cosa ne pensate.

Certo, il gioco sta poi nel creare un finto mini scandalo. Si fa così: si sceglie una modella obiettivamente brutta e poi si attacca (o si fa attaccare dai media che non se lo fanno chiedere due volte) chi la definisce brutta, ricorrendo al solito elenco di  accuse che fanno parte dell’armamentario dei social justice warriors altresì noti come snowflakes, in nome del cosiddetto politically correct: sessismo, hate sharing, body shaming, bullying

Ricordo ai nostri lettori che al momento non esiste una legge che impedisca di etichettare come brutta una ragazza. Nemmeno se la ragazza in questione è bella. Figuriamoci quando è brutta davvero, come la signorina Armine. Ma non escludiamo che qualcuno presto proverà ad introdurre anche questa ulteriore restrizione della libertà di pensiero, e di espressione. Intanto, in mancanza di leggi dello stato, ci provano con pressioni ‘social’. Ma poiché a noi dei social non importa un fico secco…

Nulla di male nell’essere brutta, intendiamoci. Ma stiamo parlando di modelle, e le modelle devono corrispondere a determinati canoni di bellezza che la signorina Armine purtroppo per lei non è in grado di soddisfare. Il fatto poi che i ‘geni creativi’ di Gucci abbiano deciso di selezionarla proprio per le sue caratteristiche antiestetiche e di esibirla come trofeo di political correctness va a scapito della loro integrità. Ma forse questi da anni non sanno cosa sia l’integrità. Tantomeno quella morale.

Detto questo, liberi loro di scegliere quello che vogliono come testimonial, ma altrettanto libero il grande pubblico di avere un’opinione diversa. E soprattutto di esprimerla.

Altrimenti diventa una sorta di lavaggio del cervello, di quelli in cui ti espongono alla foto di donna brutta, inequivocabilmente brutta, e tu devi dire che la trovi bella. Sembra un esercizio tratto da qualche manuale di guerra psicologica nordcoreano. O del Tavistock Institute.

Noi non ci stiamo.

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