ADVERSUS | How low can you go | Come (e perché) pubblicano tutti le stesse notizie

Come (e perché) pubblicano tutti le stesse notizie

Come il bisogno di lettori, di fatturati, e il dovere di rispettare regole non scritte ma ben chiare a chi fa editoria online, televisiva, e su carta, determinano la scelta dei contenuti.

How Low Can You Go? - ADVERSUS
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Apri la prima pagina di un quotidiano online come corriere.it, e poi quella di repubblica.it. Cosa vedi, dopo aver lottato con il mouse per ‘abbattere’ finestre pop up che offrono video pubblicitari e schermate di pubblicità take over che si impossessano della tua attenzione per alcuni secondi (fino a quando non trovi il bottone ‘chiudi’)?

Ci vedi le stesse cose. Le stesse notizie, addirittura lo stesso taglio editoriale, lo stesso ‘spin’, non si capisce nemmeno se ci si trova sull’uno o sull’altro. Questo vale per quasi tutti i quotidiani online, chiaramente allontanandosi dal nucleo rappresentato dai due principali iniziano anche a cambiare (di poco) le notizie. Anzi, le notizie sono più o meno sempre quelle, a cambiare è più che altro il punto di vista e lo ‘spin’ che viene dato alla notizie.

Stesso discorso per i magazines online, le versioni web dei principali settimanali e mensili, in crisi nelle edicole, galleggiano al pelo sul web dove cercano in ogni modo di rosicchiare lettori e soprattutto i dati dei lettori. Questo è il web del 2020, ahimé.

Proviamo a fotografare gli argomenti che monopolizzano la comunicazione di massa di fine 2019 in Italia. Teniamo presente che quello che leggiamo e vediamo sui media italiani è identico a quello che viene proposto al pubblico americano, inglese, tedesco, basta girare un poco il mondo per rendersi conto di come ci sia un progetto comune che in questi anni riguarda tutte le popolazioni occidentali. Cambia chiaramente il cosiddetto ‘tone of voice’ che ogni paese adegua alla mentalità locale. Quello che funziona egregiamente in Inghilterra non funziona necessariamente in Grecia, quello che stimola la fantasia degli italiani non sempre è quello che stimola la fantasia (?) degli scandinavi.

Apriamo un paio di quotidiani online italiani, e qualche magazine online di quelli ‘che contano’ e vediamo di cosa si parla oggi.

Razzismo. Storie positive che favoriscano l’integrazione degli stranieri nel tessuto sociale italiano (tipo un immigrato illegale che trova un portafogli e lo restituisce, una Miss proveniente dal continente africano che vince un concorso finora sempre vinto da ragazze ‘bianche’) e storie in negativo (tipo qualcuno che non ha fatto sedere sul bus una anziana signora solo perché di colore o un gruppo di teppisti che scrive con lo spray su un muro qualcosa contro qualcuno). Aprite uno qualsiasi dei più importanti quotidiani o magazine online e troverete quotidianamente notizie di questo genere.

Violenza sulle donne. Sembra che di colpo gli uomini abbiano iniziato a massacrare di botte le proprie compagne. Quando non commettono ‘femminicidi’ si limitano a picchiarle. A giudicare da quello che leggiamo si tratta di un fenomeno molto diffuso, capillare. Una situazione preoccupante. Del #metoo invece se ne parla sempre meno, ma è servito per innescare il discorso della violenza sulle donne, che adesso va avanti da solo, senza bisogno di aiuti vari.

Famiglie ‘non tradizionali’ e casi di discriminazione verso chi ha un orientamento sessuale ‘non tradizionale’. Anche qui, storie in positivo e storie in negativo, per coprire tutto lo spettro. E allora storie di scontrini fiscali con offese stampate alla cassa, botte a ragazzini che camminavano per la strada tenendosi per la mano. Anche qui a sentire i media pare che si tratti di una emergenza nazionale, che va sotto il nome di omofobia. E poi cantanti famosi che piangono commossi in televisione ricordando il momento in cui hanno incontrato per la prima volta il loro futuro marito.

Cambiamento climatico. La povera Gret(in)a non ha ancora capito da dove le arriva tanta visibilità, ma è probabile che sia lei stessa la prima vittima di questa situazione. Intanto però pare che il pianeta abbia ancora pochi anni di vita. Poi la fine.

Body positivity, Miss curvy ecccetera, soubrette che piangono in televisione perché si sentono discriminate per il fatto di essere grasse. Body positivity significa essenzialmente  che le donne grasse sono più belle di quelle magre e chi sostiene il contrario è socialmente pericoloso. Fanno parte della stessa famiglia i concetti di “inclusivity e diversity”.

Famiglie reali (nel senso della monarchia). Dai look moda delle varie consorti, mamme e nonne agli intrighi di famiglia. Gossip e notizie assolutamente inutili che però evidentemente funzionano e catturano l’attenzione del popolo. Distraendolo.

E poi GLI STESSI video presi da youtube, che ogni giorno pubblica centinaia di migliaia di video, sono GLI STESSI ripubblicati da tutti. Tipo, in questi giorni, un leone incazzato che cerca di aggredire uno che lo stava filmando o l’incoronazione di una miss di colore. Gli stessi, identici, video. Perché?

Il quadro non è completo, ma sicuramente avrete riconosciuto gli argomenti che vi vengono messi quotidianamente davanti agli occhi, da qualunque parte vi giriate. Aggiungiamoci la televisione (che non guardo e quindi non commento, ma chi la guarda ci ritroverà sicuramente le stesse cose) e i social media (che non frequento, ma che conosco, e che fanno un lavoro ancora più mirato e più capillare).

Adesso la domanda è questa: perché? Perché questa uniformità nell’informazione, e questa unidirezionalità nei temi afrrontati?

Fondamentalmente i motivi sono due, anche se ci sono anche altre spiegazioni accessorie.

  • I media che hanno un certo peso non possono parlare di tutto quello che gli passa per la testa. Devono sottostare a delle regole non scritte in cui devono contribuire a influenzare le idee delle masse, seguendo ordini, consigli, semplici suggerimenti che arrivano da più in alto. Della serie: io ti lascio pubblicare, trasmettere, anzi magari ti aiuto anche. Ma tu non mi rompi i coglioni, anzi a tua volta mi dai una mano. È sempre stato così ma le nuove tecnologie hanno dato una spinta in più, spinta di cui non si sentiva il bisogno. Le indicazioni arrivano sotto forma di ‘workshops per i giornalisti’, o di comunicazioni dai piani alti, poco importa. Basta che poi alla fine si parli di certi temi, e lo si faccia in un certo modo. Esattamente quello che stanno facendo, in effetti.
  • I media hanno un grosso problema: il pubblico e il fatturato. Attirare lettori e telespettatori non è facile, soprattutto di questi tempi. Farli rimanere e fidelizzarli è ancora più difficile. Gli spettatori, o i lettori, si trasformano in fatturato attraverso la pubblicità a cui sono sottoposti, e alla rivendita dei loro dati. In un momento così difficile per l’editoria non si sa più bene dove sbattere la testa, e la tendenza è quella di cercare di copiare quello che fanno gli altri. Così anche chi non è proprio in cima alla piramide guarda quello che fanno i ‘grandi’ e si adegua. Se funziona per loro… sperano…

Ricordatevi sempre che non esiste un pasto gratis. E come dice qualcuno, se sei invitato a tavola e non ti fanno pagare, non sei un invitato ma sei sul menu…

Pensate con la vostra testa, ricordatevi che quando aprite un giornale, guardate un programma televisivo, un film… leggete un sito web… l’obiettivo è quello di plasmare le vostre idee da una parte, e di spremervi come un limone dall’altra. E poi di rivedervi domani per spremervi di nuovo.

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